“Di fronte ad un libro
non dobbiamo chiederci che cosa dica, ma che cosa vuole dire… questo perché ciascuno
di essi suggerisce una risposta alla domanda sul senso della nostra esistenza”.
L’ultima fatica letteraria di Antonietta Langiu, "Tessiture di donne", si inserisce mirabilmente in
questa considerazione di Umberto Eco, perché consente ai lettori di ritrovarvi,
con il piacere della lettura, la risposta ad un significativa domanda sul nostro percorso esistenziale.
Il romanzo è incentrato
su un’originale struttura narrativa nella quale si intrecciano intersecandosi le
voci narranti delle due protagoniste, Lisa ed Antonietta. La prosa incisiva si
dirama in linguaggi immediati ed essenziali. Il possesso di un ben strutturato
bagaglio linguistico consente alla scrittrice di presentare le vicende delle
varie protagoniste intercalandole con una sorta di cantuccio prosaico, di
manzoniana memoria, nel quale condensare i propri punti di vista. La scrittura
evidenzia finezza e ricchezza espressive che hanno il pregio di suscitare il
gusto, l’interesse e la partecipazione del lettore. Lisa ricostruisce attraverso la memoria la parabola della sua esistenza caratterizzata da un intreccio
fittissimo di gioie e di dolori, di sofferenze e di soddisfazioni, di
oppressioni e di redenzioni. Saprà ritrovarsi e trovare le risposte alle
proprie inquietudini, solo attraverso il ritorno alla propria terra, alle
proprie radici esistenziali. “La terra con i suoi colori, i suoi profumi, i
suoi paesaggi incantati che diventano parte”… di lei. E il suo animo ne uscirà
consolato. Le vicende si sviluppano senza inseguire una rigorosa successione
degli accadimenti; si evolvono per aggregazioni successive dei fatti raccontati
attraverso anticipazioni e ripresi con aggiunte e nuove rivelazioni. L’impasto
stilistico, nella sua essenzialità, risulta, pertanto, vivo, ricco ed
espressivo.
Libro che incuriosisce, che
rapisce, che stupisce, che irretisce e che talvolta intristisce perché permeato
da un’aguzza inquietudine, da un sottile velo di malinconia che si
smaterializza nel tentativo, riuscito, di comprendere il senso della vita.
Possiamo cogliere l’essenza della nostra esistenza solo attraverso la comprensione
della sofferenza che si realizza attraverso la compassione (patior cum soffro
insieme). Vivere la verità diventa, pertanto, un impegno etico, illuminato
dalla presenza dei bambini che stimolano l’amore, l’indulgenza e il rispetto. A
questo proposito citerei il bel libro di E Morante (1968) “Il mondo salvato dai
ragazzini” che costituisce un inno all’adolescenza e alla sua bellezza, salvatrici del mondo. In entrambi la giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà,
la fraternità costituiscono i pilastri sui quali edificare un mondo migliore. Il senso della vita
consiste nell’ascoltare chi ti cammina accanto e nell'aiutarlo se si trova in
difficoltà. Obiettivo non raggiungibile senza l’apporto, il contributo, il
coraggio, l’impegno, la determinazione delle donne. Depositarie di parole, di
valori, di libertà e di insegnamenti che sanno dare il giusto senso alla vita
di tutti. Il morbo della lettura per sua natura dovrebbe essere “infettivo, non
difettivo” secondo lo scrittore Erri De Luca. “Tessiture di donne”, incomparabile
compagno di scoperte, trasmette e diffonde questo piacevole contagio che
rapisce il lettore dalla prima all’ultima pagina. I libri bisogna leggerli e se
possibile rileggerli per assaporare le emozioni che suscitano, le curiosità che
stimolano, le conoscenze che sviluppano. Bisogna accostarsi alla lettura con la
premura, con l’attenzione e con la passione che un orafo dedica alla
realizzazione di un gioiello pregiato. Silenzio, impegno, applicazione
costituiscono il sottofondo naturale. Dobbiamo annusare i libri per avvertire
l’intrinseco incanto che solletica i nostri cuori. Solo in questo caso
diventiamo un tutt’uno e, attraverso questo profondo ed intimo rapporto di
sintonia e di simbiosi, entriamo a far parte del mondo che rappresentano. Ray
Bradbury, nel suo romanzo Fahrenhait 451 del 1951 avvalora l’importanza del
romanzo. Un vecchio professore spiega al protagonista Guy Montag che i libri
sono essenziali, non perché ispirati alla realtà, ma perché rappresentano la
vita e in questo modo ci offrono la possibilità di agire sulla base delle
conoscenze apprese. Paradossalmente i libri devono essere vietati per non
sprofondare in un mondo di dubbi o di consapevolezze, di incertezze e di
sicurezze. Il professore ipotizza un mondo salvato dagli uomini-libro: ciascuno
di essi, dovendo salvare il mondo, dovrà farsi carico di salvare un libro. In
questo caso metaforicamente mi farei carico di salvare “Tessiture di donne” con
questa motivazione: rappresenta un viaggio il cui piacere (in sintonia con Alla
ricerca del tempo perduto di Marcel Proust) non deriva dalla possibilità di
poter scendere alla prima fermata quando si è stanchi o affaticati; consiste,
invece, nell’accrescere il divario di conoscenze maturate tra l’inizio e la
fine del nostro percorso di meditazione, di lettura e di vita.
Questo libro, per i
valori che promuove, per i raggi di luce che irradia, per gli incanti della
nostra terra che evoca, aiuta, attraverso una più articolata conoscenza
dell’animo umano, a capire il senso profondo della nostra esistenza. Che se
riflettiamo bene è l’obiettivo più nobile e più significativo che consegue
dalla mirabile magia che scaturisce dalla tessitura delle parole.