La ricerca prima
di tutto. Andare per i campi e per i boschi in una esplorazione che si rivelava
sempre fruttuosa. Non so perché, ma a quei tempi i nostri sopralluoghi ci
riservavano sorprese molto più fortunate e feconde rispetto ai nostri giorni.
La materia abbondava con i suoi riflessi verdastri ed più raramente argentati o
ramati che sfolgoravano al chiarore delle illuminazioni. Il muschio profumava
di quercia, di felce, di corbezzolo, di lentischio, di pascolo fresco appena
brucato dalle pecore. I belati degli agnellini costituivano la sinfonia che
accompagnava le nostre escursioni. La seconda fase consisteva nel recuperare gli
scatoloni conservati nel soffitto. Una leggera emozione assaliva le nostre
piccole mani impegnate nella scoperta delle statuine e delle illuminazioni
avvolte meticolosamente con la carta del giornale per preservarle dalla
polvere. Il luogo deputato ad accogliere la rappresentazione della nascita del
salvatore era sempre lo stesso ed attendeva, da un anno all’altro, la consueta
apoteosi. Ricordo perfettamente la gioia che provavamo nell’allestire questa
stupenda raffigurazione; il trasporto ed il coinvolgimento erano intensi ed
appassionati. La capanna innalzata con pareti in sughero grezzo, i corsi
d’acqua realizzati con la carta stagnola, qualche pietra di fiume ed un po’ di
sabbia per delimitare i percorsi dei pastori e dei magi. Ricordo con nostalgia,
in particolare, un mio personale stato d’animo che oggi mi fa sorridere: per
anticipare l’arrivo della festività avvicinavo alla capanna, all’insaputa di
tutti, le statuine dei pastori. Poiché ero portato ad avvicinarli troppo,
dovevo sistematicamente e malinconicamente indietreggiare quelli più solerti
nel raggiungere la meta tanto agognata. Penso che in tutte la case si vivesse
quella particolare atmosfera che anticipava il Natale. Quello che era privato,
familiare e personale è diventato, nel nostra realtà locale, pubblico, collettivo
e sociale. Direi quasi universale. L’allestimento del presepe attraverso la
manifestazione Notte de Chelu giunta quest’anno alla quarta edizione, ha
assunto una dimensione comunitaria che inorgoglisce l’intera cittadinanza. Lo
spettacolo di luci, di suoni, di sapori e di colori cresce esponenzialmente:
ogni anno più coinvolgente, più stupefacente, più immaginifico. I riscontri a
livello di presenze sempre crescenti. L’organizzazione e l’impegno della
proloco, dell’amministrazione comunale, della ditta Rau, dei rioni e dei singoli
cittadini, della Funky Jazz orchestra, dei locali cori Pietro Casu e Santu
Sabustianu e dei cori dei paesi vicini totale e totalizzante. Indicazioni
originali disseminate nei punti nevralgici ti conducono a scoprire queste
meravigliose e sfavillanti creazioni frutto dell’estro e della maestria di
sapienti artisti. La competitività è bandita perché sono tutti molto suggestivi.
Ogni rione cerca di mettere in mostra e di valorizzare il proprio genio costruttivo
e realizzativo. Quest’anno quasi tutti hanno operato un sensibile rinnovamento
di scenari, di protagonisti, di sfondi e di illuminazioni. Il tutto contornato
da canti, suoni, musica armoniosa e coinvolgente. L’originaria gioia di un
piccolo nucleo familiare stretto attorno al proprio presepe si arricchisce in
questo modo di una festosità che si ravviva perché è contrassegnata da
ospitalità, da accoglienza, da cooperazione, da fantasia e da creatività. Con Notte
de Chelu Berchidda offre una stupenda metafora della propria socialità e della propria civiltà.
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