Ho trascorso la totalità della mia attività
lavorativa nel mondo della scuola in qualità di insegnante prima e di dirigente
scolastico nella fase terminale della mia carriera. Credo di parlare, pertanto
con cognizione di causa. Ho contestualmente ricoperto incarichi politici
diversi: venticinque anni di amministratore comunale con ruoli significativi
per una piccola comunità quale quella berchiddese: sindaco, vicesindaco,
assessore comunale, assessore nella comunità montana ozierese. Non ho
approfittato degli incarichi ricoperti per ottenere i permessi garantiti dalle
disposizioni legislative. I giorni richiesti per mandato amministrativo, nei
cinque lustri, possono essere ricompresi nelle dita di una mano. Non essendo un
politico di professione ho sempre considerato la funzione docente prioritaria
rispetto al pur significativo ruolo di amministratore e di politico. Il
rispetto per il futuro degli alunni, per le famiglie e per la società di
riferimento finiva per prevalere sui pur significativi impegni amministrativi. Bastava
organizzare riunioni al di fuori degli impegni scolastici e ottimizzare
tempistica e scadenze per assolvere dignitosamente alle molteplici funzioni. Questa
premessa scaturisce dallo sconcerto determinato dalla partecipazione della
signora Agnese Renzi e del suo augusto consorte alla cena di gala organizzata
dal presidente degli Usa Barack Obama. La moglie del Primo ministro ha
abbandonato scuola e alunni, programmi ed attività didattiche per presenziare a
un pur significativo appuntamento mondano. Non conosco le motivazioni che hanno
indotto il dirigente ad acconsentire a questa richiesta. Presidente degli Stati
Uniti e Presidente della bocciofila di quartiere rivestono a mio modesto avviso
lo stesso rilievo ai fini dell’accoglimento dell’istanza. I contribuenti, che concorrono
mensilmente alla corresponsione degli emolumenti della professoressa Renzi, i
suoi alunni e i rispettivi genitori sarebbero stati più orgogliosi se si fosse
disimpegnata nello svolgimento della sua attività di docente allontanando per
un momento le sirene della mondanità e della notorietà. La circostanza che
fosse ospite del presidente degli Stati Uniti non offre alcuna giustificazione
ad una mancanza di tatto e soprattutto all’inosservanza della corretta
deontologia professionale.