martedì 31 maggio 2016

La melodia di un messaggio



Alle sei del mattino sono stato svegliato dal canto di un usignolo. Una melodia dolcissima, prolungata che mi ha riportato alla coscienza della quotidianità. Quasi per incanto, da una fronda attigua, ha risposto un altro usignolo riproponendo una musicalità quasi magica che solo la natura riesce a effondere se sappiamo ascoltarla con il candore dell’infanzia. Che meraviglia! Pian piano ho capito che si era instaurato un simpatico dialogo che valeva la pena riproporre all’attenzione di tutti. Per fortuna disponevo nel comodino di un dizionario usignolese-italiano abbastanza aggiornato, che mi ha consentito di decifrare, credo fedelmente, il contenuto del loro confronto dialettico. Sorpresa iniziale, parlavano di me. “Devi sapere -diceva il primo- che il signore che abita in questa casa si è trasferito in campagna perché non riesce a dormire a casa sua per il caldo eccessivo?”. “Mi sorprende –ribatteva il secondo pennuto-che i rappresentanti della razza umana, fermamente convinti di essere superiori a tutti gli altri animali, si spaventano per temperature che noi affrontiamo serenamente”. “Eppure mio padre mi raccontava- aggiungeva il primo- che il babbo di questo signore mieteva sotto il caldo canicolare senza alcun lamento”. “Le generazioni della razza umana- ribatteva il secondo- si stanno via via rammollendo sfibrate dagli agi ai quali fin da piccole sono abituate”. “Sarà –replicava il primo- ma io sono abituato a diffidare di una razza che calpesta i deboli e gli indifesi e non esita a portare la guerra al suo simile per affermare la propria egemonia”. “Mi sembri troppo pessimista, i nostri vicini non ci hanno mai creato problemi ed il padrone di casa, da piccolo, se ben ricordo i racconti paterni, non è riuscito con la fionda ad abbattere neanche un passero. Quando gli andava bene staccava la coda a qualche sonnolenta lucertola”. Come si permettono di mettere in discussione le mie rinomate capacità balistiche - mi sono detto - scaraventandomi fuori della porta di casa. Mi hanno investito di uno sguardo tra il divertito e l’ironico e hanno spiccato un festoso volo nel cielo terso della nostra amata isola.

lunedì 30 maggio 2016

L'orgoglio di un ricordo




Stupefacente. Talvolta una frase, una puntualizzazione, un giudizio riescono a scatenare un’infinità di ricordi che decantavano quasi sopiti. Il commento di Beniamino Piras al mio post “Arcobaleno di emozioni”, ha suscitato una marea di reminiscenze legate ad un felice momento della mia vita amministrativa. Riprendo dall'accenno del mio interlocutore ad un colloquio avuto al termine di un consiglio comunale nel 2002. “Avete realizzato molte iniziative in tanti campi,- mi disse- ma non avete mai pensato ai nostri ragazzi affetti da disabilità”. Era vero. La sua segnalazione concerneva le competenze dell’assessorato ai servizi sociali. L’assessore chiamato in causa ero io. Riflettei su quanto mi aveva detto. I ragazzi affetti da disabilità vivevano una situazione paradossale. Accompagnati durante il percorso di studi dalle attenzioni dei docenti della classe e in particolare dal docente di sostegno, una volta conclusa l’esperienza sui banchi di scuola, ricadevano sotto l’esclusiva responsabilità educativa delle rispettive famiglie; queste dovevano affrontare le difficoltà quotidiane in assoluta solitudine. Progressivamente si allentavano i sentimenti di affetto e di amicizia dei compagni di scuola impegnati negli studi successivi ed immersi in nuove occupazioni. Mi capitò di leggere un’articolata ricerca di Anna Paola Sabatini, docente esperta di ricerche didattiche, che sottolineava i benefici della musicoterapia. Questo trattamento favorisce tra l'altro il ritrovamento dell’armonia sia con se stessi che con gli altri, asseconda l’espressività e facilita l’integrazione. Chi a Berchidda poteva avviare un progetto originale, ma complesso e difficile proprio perché privo di precedenti esperienze? Pensai a Marco Calvia, bravissimo insegnante, che aveva maturato una lunga esperienza di educatore con i ragazzi. Marco chiese un po’ di tempo per riflettere; dopo una decina di giorni decise di accettare la sfida. Chiese di poter contare su un collaboratore che stimava: Antonio Meloni musicista straordinario. I passi successivi furono l’approvazione del progetto nel gruppo di maggioranza guidato da Angelo Crasta e il successivo inserimento nel piano socio assistenziale. Maria Zanzu, in qualità di assistente sociale, collaborò felicemente alla riuscita dell’iniziativa. In cinque lustri di mandati amministrativi, l’avvio di questa esperienza e la contemporanea nascita del corso di ceramica per lo stesso gruppo di ragazzi, costituiscono le progettualità di cui oggi vado maggiormente orgoglioso. Con il tempo soprattutto i genitori e i familiari hanno assunto una serie di iniziative che hanno portato questo gruppo a costituire un modello anche per altre comunità. Per questi motivi non posso che augurare lunga vita all’associazione dell’Orchestra spensierata che costituisce una stupenda realtà per la nostra comunità.