sabato 19 marzo 2016

Il Galateo tra pedagogia del bene e inciviltà del male



Atteggiarsi a gentiluomo che vive nella società con garbo e con decoro interpretando i valori rinascimentali di cortesia e di equilibrato controllo della ragione sulle passioni. In questo modo l’individuo si inserisce armonicamente nella comunità e, attraverso le buone maniere, l’autocontrollo e la correttezza comportamentale, facilita i rapporti umani e salvaguarda la propria dignità. Monsignor Giovanni della Casa, intorno alla metà del 1500, ha raccolto questi principi nel Galateo, celebre trattato sulle buone maniere da osservare nei rapporti interpersonali. La fortuna di quest’opera nei secoli dimostra quanto sia stato importante erigere dei modelli comportamentali ai quali ispirare la propria condotta. I mutamenti sociali e culturali hanno contribuito ad apportare cambiamenti che non hanno scalfito l’essenza e la portata innovativa dei suoi principi.  La lettura dei precetti sulla buona educazione impartiti ad un giovane che si affaccia alla società del tempo possono far sorridere; ma, pur tradendo i valori, la cultura e l’ideologia della società rinascimentale, conservano una significativa modernità. Eppure un’attenta riflessione su questi insegnamenti, credo, costituirebbe un salutare giovamento all’ineducazione che di tanto in tanto fa capolino sulle prime pagine de mass media. L’ultimo fatto di cronaca costituisce un esempio illuminante. Alcuni tifosi della squadra di calcio dello Sparta di Praga hanno urinato sulla schiena di una mendicante rumena che chiedeva l’elemosina davanti a Castel Sant’Angelo a Roma. Le riprese ritraggono la povera donna che si alza e, senza alcun cenno di disapprovazione, si allontana mentre i poveri idioti sorridono per la loro bravata.  Mi auguro che gli impuniti, abbiano modo di riflettere sui loro comportamenti improntati ad un’aggressività sguaiata e ad una brutalità disdicevole e ad una perfidia sconveniente soprattutto perché indirizzate ad una persona mite e inoffensiva. Ma la realtà sociale è proprio questa? Questi comportamenti rispecchiano con esattezza la personalità delle giovani generazioni? Mi rifiuto di cedere al pessimismo dilagante. Sono, infatti, fermamente convinto che la pedagogia del bene riuscirà a prevalere sull’inciviltà del male. Vedo tanti coetanei di questi poveri imbecilli che si impegnano nel volontariato; leggono, studiano, si documentano e soprattutto si commuovono davanti alla maestosità delle opere d’arte o alla sfortuna di tanti infelici. Monsignor Della Casa sarebbe fiero di questi ragazzi che, come affermò quasi 500 anni a questa parte, hanno “riguardo a questa misura che ti ho detto (correttezza comportamentale)…nello andare, nello stare, …negli atti, nel portamento e nel vestire e nelle parole e nel silenzio e nel posare e nell’operare”. Gli ideali di giustizia, i valori di onestà, i sentimenti di carità e di solidarietà delle giovani generazioni sapranno offuscare lo sgomento suscitato dal comportamento di qualche irresponsabile.

martedì 8 marzo 2016

Piccoli uomini...crescono



Avvicinare i ragazzi alle istituzioni per favorire la loro partecipazione alla vita sociale della nostra comunità. In questo modo si potrà assecondare la loro conoscenza delle regole del funzionamento del sistema democratico e si diffonderà tra le giovani generazioni la consapevolezza dei diritti e dei doveri verso le istituzioni e verso la comunità. Sono queste le principali finalità che hanno spinto l’amministrazione comunale presieduta dal sindaco Andrea Nieddu a sostenere la costituzione del consiglio comunale dei ragazzi. Nei giorni scorsi si è tenuta la prima riunione con l’ufficializzazione e del sindaco, della giunta e del consiglio. Luca Sanna rivestirà l’incarico di primo minicittadino e si avvarrà della collaborazione del vicesindaco Maja Secchi e degli assessori Roberta Careddu, Michele Careddu e Cristian Taras. Il consiglio dei ragazzi, che rimarrà in carica per i prossimi due anni, è composto dai seguenti consiglieri: Gaia Apeddu, Nicolò Apeddu, Roberta Careddu, Anastasia Delogu, Lorenzo Demuru, Rebecca Desole, Mattia Fresu, Riccardo Fresu, Stefano Meloni, Simone Pinna, Davide Pudda, Fabrizio Sanna, Maya Sechi, Cristian Taras. Il sindaco dei ragazzi, Luca Sanna e il suo vice Maja Sechi hanno, nel porgere il saluto all’assemblea, ringraziato quanti si sono adoperati per promuovere questa opportunità e in particolare l’amministrazione comunale, la dirigente scolastica Pina Pinna ed i propri docenti. I ragazzi si sono impegnati a portare avanti una serie di attività volte alla sensibilizzazione e al rispetto dei temi dell'educazione ambientale, della legalità e della cittadinanza. La creazione di un significativo spazio di confronto, di riflessione e di scambio di idee potrà favorire la realizzazione di iniziative atte a migliorare la vita dei più giovani e più in generale della nostra comunità. La maturazione di coscienza civica attenta e responsabile non può prescindere da un’articolata consapevolezza dei diritti e dei doveri vero le istituzioni. Hanno portato il proprio contributo alla discussione che si è sviluppata su questa tematica il sindaco Andrea Nieddu, gli assessori Pierangela Mazza e Maurizio Porcu, i consiglieri Mirko Serra, Paola Tirria, Angelo Crasta e la dirigente scolastica Pina Pinna. Gli interventi hanno sottolineato l’arricchimento che deriva alla comunità da una più articolata conoscenza delle problematiche delle giovani generazioni e nel contempo hanno ribadito la validità di un’iniziativa che mira a promuovere la cittadinanza attiva tra i preadolescenti.

venerdì 4 marzo 2016

L'ultimo... servito



“Servito”. Era questa l’espressione che utilizzava mentre slacciava la mantellina bianca o celeste e ti invitava a controllare su specchi contrapposti la sfumatura sulla nuca. Poi esigeva, con una punta di orgoglio, il tuo giudizio. Gli comunicavi la tua soddisfazione e non vedevi l’ora di immergerti tra gli immancabili giudizi positivi degli amici che concludevano “Sei stato da Giuliano vero?”. Il 31 dicembre del 2015 Giuliano Casedda, storico barbiere della nostra comunità, ha appeso il camice al chiodo. Aveva iniziato la propria attività nel lontano giugno del 1950. “Quando iniziai avevo appena compiuto 13 anni e non avrei mai immaginato di trascorrere 65 anni della mia vita ad accontentare i gusti dei miei clienti. Non essendo dotato di fisico possente- aggiunge- mi si manifestarono due prospettive: allievo barbiere o apprendista nel settore della lavorazione del sughero”. Si concretizzò la prima opzione in seguito alla disponibilità di Sebastiano Carta ad accoglierlo come praticante nel proprio salone. Nel 1954 la partenza per il servizio militare del suo “maestro” gli spianò, a soli 17 anni, la possibilità di intraprendere in prima persona l’attività di barbiere. Intere generazioni di ragazzi si sono avvicendati nella sua comoda poltrona girevole che veniva regolata per assicurare a tutti il taglio migliore. “Ne ho cambiato tre” mi dice facendo roteare su se stessa lo stupendo monumento in pelle che conserva come un cimelio e non ha perso, nonostante gli anni, la propria attualità.  Contrariamente a quello che si pensa, questa professione presuppone molteplici qualità. La bravura, la professionalità e la passione sono fondamentali. “Ho frequentato tra il 1959 e il 1960- aggiunge a questo proposito Giuliano- un ottimo corso per acconciatori presso la scuola del maestro Giulio Campus di Sassari. Mi ha formato tantissimo. Al termine ricevetti l’offerta di un impiego presso il suo salone con ottime prospettive finanziarie. Rifiutai- conclude- per amore della mia famiglia e del mio paese e mi stabilii definitivamente in questa sede”. Professionalità e competenza ben si coniugavano con l’adattamento alle mutevoli novità di taglio: taglio all’italiana, alla tedesca, capelli cortissimi, capelli lunghi, lunghissimi e recentemente con creste e decorazioni varie. Per essere la passo con le tendenze la bravura deve accompagnarsi alla passione e al sacrificio. “Per tanti decenni la nostra categoria- commenta Giuliano- ha lavorato anche durante le giornate di sabato e la domenica mattina comprese le festività del Natale e della Pasqua”. Tra le doti indispensabili aggiungerei fermezza di taglio e delicatezza e leggerezza dei movimenti delle dita delle mani. Rasoi e forbici affilatissimi non perdonavano alcuna disattenzione. “Ne possiedo di tutti i tipi e affilavo personalmente sia le forbici che i rasoi; questi li temperavo sfiorando delicatamente la strappa, striscia di pelle, ammorbidita da una pasta particolare. Ero diventato tanto bravo in questa operazione che dottor Battista Sini, di volta in volta, mi chiedeva di affilare i propri bisturi”. Giuliano non lo dice, ma possedeva delle qualità che rendevano il taglio dei capelli un momento speciale.  Era un ottimo psicologo che sapeva ascoltarti seguendo il filo dei tuoi ragionamenti. Problemi scolastici, attualità politica, vicende sportive, fatti e fatterelli della comunità. Gli interlocutori cambiavano di volta in volta e il confronto tra diversi punti di vista contribuiva, senza che ce ne accorgessimo, a farci maturare. Non di rado dovevi attendere il tuo turno, ma l’attesa era temperata dalla lettura di quotidiani, settimanali, riviste; l’innata simpatia di alcuni personaggi e l’intelligenza, l’acume e la prontezza dialettica di altri rendevano questi momenti di volta in volta divertenti e stimolanti. Alcuni frequentavano il salone proprio per trascorrere qualche momento di sano divertimento e contribuivano, con il proprio punto di vista, a rendere il contesto più interessante. Una visita da uno psicologo o da un psicoanalista non avrebbe prodotto migliori benefici. Mi ha sorpreso il fatto che il salone, accortamente dotato di un box doccia, riscuotesse, negli anni sessanta diffusi consensi. Molte abitazioni in paese erano, infatti, sprovviste dell’acqua calda e soprattutto nella giornata di sabato molti utilizzavano questo moderno servizio! Spesso la perfezione del taglio era secondaria rispetto alla soddisfazione procurata da un salutare pomeriggio che contribuiva a rigenerarti nello spirito. Confidente, confessore e all’occorrenza sapeva essere amico attento anche alle diverse manifestazioni dei caratteri: se attraversavi un momento di difficoltà o avevi scarsa voglia di discutere sapeva intelligentemente rapportarsi al tuo stato d’animo. Alla fine la seduta si concludeva con la tradizionale ripulita con il pennello, l’immancabile spolveratina con il talco e l’obbligatoria spruzzatina di una nuvoletta di profumo. Poi, mentre raccoglieva i capelli sparsi per terra e li riponeva nell’apposito cestino, Giuliano, prima di chiudere, appendeva il camice all’attaccapanni. Il camice è ancora appeso al suo posto e indica malinconicamente che una periodo importante della nostra vita e un pezzo significativo della storia della nostra comunità fanno parte del nostro passato.