Una volta poeta sempre poeta.
La parafrasi della celebre regola benedettina ben si adatta alla biografia
poetica di Gavina Correddu autrice nel 1981 di una raccolta di liriche “Duas
paraulas a s’iscuja”. A distanza di trentotto anni la poetessa ripercorre le
segrete gallerie del proprio animo per dare alle stampe la nuova raccolta
“Musica de s’anima”. A riprova che il sottilissimo filo che lega i poeti con la
propria creatività si può dilatare, ma non spezzare. Un intervallo lunghissimo che
è servito all’autrice per galoppare con la fantasia recependo e recuperando suoni
e rumori, immagini e sensazioni. Mi sono interrogato sulle motivazioni che
portano a scrivere poesie oggi. E’ un’operazione ancora attuale? Alcuni
ritengono non sia più di moda. Quasi un retaggio del passato. Eppure la parola poesia
etimologicamente significa creazione. Scrivere in versi costituisce
l’adempimento più alto e più puro per esprimere il proprio vissuto spirituale. Il
mondo che ci circonda ci ha resi insensibili, spesso disattenti alle
manifestazioni della quotidianità. Siamo abituati a percepire la realtà con il
senso della vista che si sofferma sull’esteriorità, sulle apparenze, sulle
forme e sulle sembianze. La vita, in questo modo, viene esplorata in maniera
superficiale ed approssimativa. Osserviamo, ma non percepiamo l’intima essenza
delle cose. “L’essenziale è invisibile agli occhi” affermava il piccolo
principe.La poesia, invece, possiede lo
stigma dell’introspezione della meditazione e si realizza attraverso la
riflessione; presuppone tempi distesi per poter scoprire mondi nascosti e inesplorati
e disvelare continenti nuovi; secondo il poeta Ungaretti nasce solo attraverso
una profonda “tensione emotiva” che si acquieta attraverso un intenso
coinvolgimento. Il poeta annusa, ascolta, sfiora, recepisce le magiche
suggestioni che lo attorniano. E’ necessaria, però, una particolare sensibilità
per rappresentare poeticamente il firmamento che ci sovrasta. Sentimento questo
che è proprio dell’anima. “Il poeta non può prescindere dalla scoperta della
propria anima vera” scriveva Giorgio Caproni nella prefazione ad una propria
raccolta. Una riflessione introspettiva profonda e accurata per dare forma alle
proprie emozioni. Fare poesia è quindi particolarmente attuale perché
rappresenta la maniera più efficace per parlare con l’anima alle anime. Considerazioni e riflessioni
scaturite spontaneamente al termine della lettura della raccolta di liriche di
“Musica de s’anima”.
Il titolo riecheggia le direttrici portanti
dell’ispirazione della poetessa: l’anima e la musica. La prima rievoca cammini
in contrade sconosciute, percorsi seminati di gioia e di dolore, orizzonti
intrisi di atmosfere tenebrose e spensierate, incontri inaspettati, ferite non
del tutto rimarginate. La musica è, a sua volta, l’arte che più si avvicina
alla poesia. Il musicista è il poeta dei suoni e dei silenzi elaborati
attraverso la propria ispirazione. I versi possiedono le qualità della musica e
riescono a trasmettere i propri stati d’animo in maniera più evocativa e
potente della prosa. Proprio per questo l’espressione poetica costituisce il
più elevato strumento di comunicazione perché sempre rivolto alla
rappresentazione delle pieghe più nascoste dei nostri sentimenti ed orientata
allo stesso tempo alla raffigurazione di una realtà ricca di sfumature e di
sfaccettature.
Gavina Correddu nel suo libro
bilingue (italiano e sardo) cerca di percepire la realtà con il cuore. Un cuore
generoso e vitale che pulsa leggero e soave; risoluto, però, nel rappresentare le
diverse declinazioni che la sua libera ispirazione ci dispensa: l’amore, la
vita, la morte, la natura, la pace, la felicità, il dolore, i ricordi dei
propri cari, la gioia, la sofferenza, la poesia.
L’amore, in primis, declinato
nelle sue multiformi sfaccettature. Amore filiale, materno, coniugale. L’amore
che alimenta l’anima e secondo l’autrice “nasce dal mistero di un sorriso tra
una ragnatela di sogni scintillanti d’infinito”. Sentimento raccontato
attraverso metafore cariche di impressioni, quasi folgorazioni rappresentate
con estrema precisione lessicale. L’amore che è anche “la mano di un amico che
stringe forte la tua” e si realizza quando “il pianto accorato del figlio si
scioglie sul seno della madre” (Linfa d’amore). Versi suggestivi che nascono da
una profonda tensione emotiva e si segmentano attraverso intense implicazioni
simboliche e significative costruzioni metaforiche.
L’amore per la natura prorompe
impetuoso nella lirica “foglie morte”; in essa assistiamo al lento languire
delle foglie delle quali “solo la poesia… immortala l’agonia”. Immagini
assorte, meditate emergono dal componimento “Nuvole” nella quale ciuffi di
ombre attraversano l’orizzonte e “cingono tenere i fianchi del monte come
braccia d’amore”. Evocazioni soavi che trasmettono beatitudine; sensazione
ripresa e rafforzata nelle lirica in lingua sarda “Pace” definita “veru
cunfortu”. Tematiche eterne, care ai poeti di tutti i tempi, sulle quali scocca
all’improvviso una scintilla che le accende sprigionando bagliori sfavillanti
che illuminano la mente di chi legge.
Ogni poetica è contrassegnata
da una rara sensibilità e da un’inconsueta delicatezza. I componimenti sembrano
descrivere la leggiadra traiettoria delle frecce scagliate da un provetto
arciere che raggiungono il bersaglio della bellezza. Sia quando descrivono
Ozieri, paese natio lasciato da giovane sposa che incarna gli incanti e le
magie della giovinezza sia quando tratteggiano Monti comunità che l’ha benevolmente
accolta. Realtà quest’ultima mitizzata perché rappresenta lo spaccato della
maturità: amata al punto da essere definita attraverso una mirabile
identificazione “Terra mia”. Alcuni di questi temi erano presenti nella
pubblicazione precedente. L’autrice li riprende in questa sua nuova raccolta e
ne amplia, con un linguaggio limpido e piano, l’orizzonte poetico.
Costituirebbe, però,
operazione velleitaria pretendere con queste brevi note di offrire un panorama
esaustivo dei bagliori poetici che emanano dalle liriche e riverberano allo
stesso tempo emozioni forti e intense. Ciascuno dovrà approcciarsi alla lettura
con i sentimenti propri dei cercatori d’oro: attenzione, concentrazione,
tensione emotiva. Stati d’animo che dopo la lettura e la scoperta delle
numerose pepite poetiche presenti in questa raccolta hanno determinato nella
mia persona stupore, ammirazione ed entusiasmo.
Non è stato, però, necessario scandagliare
il greto di un torrente o perforare il solido strato di una galleria
sotterranea; è bastato abbandonarsi alla lettura e alla meditazione delle
liriche che seguono per scovare preziosità poetiche significative e “prepotenti…che
diamante”. Una sensazione di libertà e di leggerezza, un trasalimento che ci ha
catapultato nell’atmosfera celeste in un’ideale identificazione con le nuvole mosse
dalle brezze mattutine. I palpiti del nostro animo si sono rasserenati e sono
sembrati dissolversi i tormenti propri della nostra esistenza.
Perché la poesia, la vera
poesia, contiene una musicalità leggiadra che nasce nell’anima quasi per magia
e si diffonde nell’universo con sfumature armoniose e leggiadre che ci
riconciliano con le cicatrici della vita.